“Il reddito di cittadinanza è stata una misura fondamentale, soprattutto nel periodo pandemico, perché ha evitato che le persone sprofondassero in una situazione di indigenza. Si può fare di più, ed è onere dei Comuni per quanto riguarda i progetti di utilità e oneri delle Regioni e dei Centri per l’impiego per quanto riguarda le politiche attive”. Lo ha detto il presidente dell’Inps Pasquale Tridico parlando con i giornalisti a margine della presentazione del XXI Rapporto Annuale dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), riferito all’anno 2021, presentato all’Università della Calabria. “Il reddito di cittadinanza ha alleviato la povertà – ha aggiunto – in un periodo in cui è cresciuta moltissimo, siamo a oltre 5 milioni di persone in povertà, siamo scesi a 2,5 grazie al reddito. Le truffe e le frodi esistono su ogni prestazione erogate da qualsiasi Ente e per questo l’Inps, nel 2019, ha creato una direzione ad hoc, che si chiama direzione antifrode, con l’obiettivo di stoppare rapporti di lavoro fittizio, redditi di cittadinanza indebiti, pensioni false e contrastare frodi sull’invalidità”. Incentivi, defiscalizzazioni e politiche attive sono, secondo Tridico la strada da intraprendere attraverso una “migliore integrazione tra reddito del lavoro e reddito di cittadinanza, anche con una defiscalizzazione di chi percepisce il reddito e accetta un lavoro, quindi riducendo l’imposta marginale dei percettori”.
Un terzo dei lavoratori italiani guadagna meno di mille euro e per il 22% si tratta di contratti per lavori a termine. La retribuzione annuale media delle donne, nel 2021, risulta pari a 20.415 euro, sostanzialmente invariata rispetto agli anni precedenti e inferiore del 25% rispetto alla corrispondente media maschile. Sono alcuni dei dati contenuti nel rapporto. In Italia, il 32% dei pensionati percepisce meno di 1.000 euro al mese, una platea di oltre cinque milioni di persone. Il dato considera anche indennità di accompagnamento, integrazioni al minimo associate alle prestazioni e 14esima. L’Inps ha stimato che la generazione X (1965-1980), con 30 anni di contributi versati e un salario di nove euro all’ora, arriverà ad ottenere a 65 anni una pensione di circa 750 euro.
La proposta della cosiddetta quota 41 in materia pensionistica non trova d’accordo il presidente dell’Inps Pasquale Tridico. “Le quote rigide, a mio parere – ha detto parlando con i giornalisti all’Università della Calabria – non aiutano nella direzione della flessibilità di cui il sistema pensionistico avrebbe bisogno. Bisognerebbe pensare ad una combinazione e ad un flessibilità che possa favorire carriere instabili, lavoratori fragili”.
(foto di repertorio)