Carlo Guccione, consigliere regionale del Pd, ha diramato oggi una nota stampa sull’utilizzo dei fondi comunitari non spesi che si presenta, sul piano strettamente politico, come un macigno sulla precedente amministrazione regionale a guida Mario Oliverio. Del resto lo stesso Carlo Guccione era già da tempo entrato in forte contrasto politico con l’ex presidente della Regione e con i suoi supporter, su tutta una serie di questioni che in tale contesto non val la pena di ricordare. Guccione non le manda a dire, nell’ambito della discussione sul bilancio regionale 2020 all’attenzione dell’Aula di Palazzo Campanella: “Oltre al Bilancio è necessario fare un passo in avanti e pensare a un Piano operativo per utilizzare i fondi comunitari non spesi (parliamo di oltre due miliardi di euro) per contrastare la crisi economica e sociale della nostra regione e per sostenere settori strategici quali l’agricoltura, il turismo e l’ambiente”, per poi menzionare, in maniera circostanziata, alcuni “casi emblematici di mancato utilizzo dei fondi comunitari”. Relativamente al Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC), ciclo 2014-2020, Guccione fa presente una non esaltante situazione al 31 dicembre 2019: su una dotazione finanziaria di circa 2,4 miliardi di euro, gli impegni pubblici ammontano a circa la metà (1,2 miliardi), con pagamenti pubblici per 675 milioni di euro e spesa certificata per 634. I numeri parlano da soli! Guccione aggiunge che “la riprogrammazione delle risorse non impegnate, o meglio non allocate su interventi, è un punto fondamentale”.
L’intervento del consigliere regionale Pd, e già segretario regionale dello stesso partito, suggerisce almeno due riflessioni. La prima riguarda una mancata (e non si comprende perché!) azione di riflessione politica generale, da parte di tutti i nuovi eletti alla Regione e in particolare della nuova maggioranza di centrodestra e della presidente Santelli, sull’insufficiente e deludente esperienza politico-amministrativa a guida Mario Oliverio. Una riflessione indispensabile per fissare, a inizio legislatura, un punto fermo sui ritardi accumulati e sulle principali criticità esistenti. Perché non si è proceduto a effettuare una vera e propria radiografia di quanto fatto (e con quali modalità e risultati) o non realizzato negli ultimi cinque anni? Né si può dimenticare che la mancata ricandidatura di Mario Oliverio alla Regione è nata da una forte presa di posizione da parte del suo stesso partito a livello nazionale, finalizzata ad aprire una fase di rinnovamento e di discontinuità. La presidente Santelli avrebbe dovuto dire, con dovizia di cifre, dati e particolari: questa è la Regione che ci è stata consegnata, queste le difficoltà che abbiamo, questo il nostro progetto. Nulla di tutto ciò. Perché?
La seconda riflessione riguarda invece alcune polemiche di fatto esagerate su aspetti senz’altro secondari della vita politica regionale, quando alcuni temi forti e strategici, come quelli messi in luce da Carlo Guccione, dovrebbero essere il pane quotidiano per i nuovi inquilini di Palazzo Campanella e del Palazzo di Germaneto. Troppo facile guadagnarsi titoli sui giornali intervenendo su polemiche e questioni deboli. Meritorio sarebbe, invece, e va dato atto a Guccione di averlo fatto, concentrarsi molto su tutti gli argomenti dai quali dipende il presente e il futuro dei Calabresi.
Il corollario delle due riflessioni appena formulate lo lasciamo a quanti stanno senz’altro riflettendo su alcune delle caratteristiche più profonde della politica calabrese, magari rileggendo anche qualche bella pagina del “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa!