«Non c’era posto a Betlemme per Giuseppe e Maria, in viaggio verso Gerusalemme. Non c’è posto nemmeno oggi per Gesù in quell’umano che lui ha incarnato. Guardare Gesù bambino che commuove e fa tenerezza è fuori luogo se poi il cuore s’indurisce di fronte ad una mamma incinta, al terzo mese di gravidanza, e con un’altra bambina che, a causa del decreto sicurezza, è stata messa su una strada. L’intervento della Caritas di Crotone e della Croce Rossa ha fatto sì che Yousef e Faith, con la loro piccola di sei mesi, cacciati dal centro di accoglienza di Isola di Capo Rizzuto, trovassero una coppia mista che ha offerto loro una casa. Lì nascerà il bimbo che è nel grembo della donna: si chiamerà Miracle».
Questo è un passo dell’omelia pronunciata questa notte, durante la messa di Natale, da monsignor Pino Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irsina. Don Pino, come tutti i crotonesi affettuosamente ancora lo chiamano, ha voluto ricordare la storia di Yousef e Faith, e della loro figlioletta Salima, cacciati dal Cara di Sant’Anna circa un mese fa per effetto del Decreto Sicurezza, ormai diventato legge. Un passo a tratti “duro” e che fa riflettere, soprattutto in questo giorno di festa per i cristiani: c’è chi si è girato dall’altra parte, e invece chi ha rivolto lo sguardo verso questa famiglia tendendole la mano. Così come dovrebbe fare un vero cristiano.
La storia di Yousef e Faith ha fatto il giro del Paese, e ha lasciato di stucco molti italiani. Non tutti. C’è chi ha voluto paragonare questo nucleo a quello che 2018 anni fa assistette alla nascita del Messia, con le dovute differenze. Ma la storia dei migranti ha lasciato un segno indelebile. Un segno che si ricollega all’accoglienza e all’amore verso il prossimo, destinato, altrimenti, all’abbandono. Così come Maria e Giuseppe furono accolti in quella capanna.
G.L.