giovedì, 21 settembre 2023

Infiltrazioni mafiose, sciolti i Comuni di Laureana di Borrello, Bova Marina e Gioia Tauro

“Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’interno Marco Minniti, ha deliberato lo scioglimento dei Consigli comunali di Laureana di Borrello, Bova Marina e Gioia Tauro, tutti in provincia di Reggio Calabria per accertati condizionamenti dell’attività amministrativa da parte della criminalità organizzata”. Lo si legge in un comunicato di Palazzo Chigi.

Non si voterà, dunque, l’11 giugno prossimo, né a Gioia Tauro né a Laureana di Borrello. Entrambi i comuni erano stati commissariati in via ordinaria dopo le dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali. A Gioia Tauro il sindaco Giuseppe Pedà era stato costretto a lasciare il 23 dicembre del 2016 a seguito delle dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali e il prefetto aveva nominato un commissario prefettizio. A Laureana di Borrello il prefetto di Reggio Calabria aveva inviato un commissario dopo le dimissioni contestuali del sindaco Paolo Alvaro e di tutti i consiglieri comunali, arrivate dopo un’inchiesta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, che aveva portato all’arresto dell’ex assessore comunale Vincenzo Lainà, ritenuto il riferimento politico della cosca Lamari.

A Gioia Tauro invece, dopo l’arrivo del commissario prefettizio scattarono altre due inchieste antimafia che portarono all’arresto del dirigente dell’ufficio tecnico comunale e di alcuni parenti di ex amministratori locali. L’inchiesta aveva visto il coinvolgimento di numerose aziende ed imprese accusate di aver manipolato alcune importanti gare di appalto che si erano svolte nella Piana e in Calabria. A Gioia Tauro questo è il terzo scioglimento per mafia. Il primo è avvenuto nel 1991 ed il secondo nel 2008. Per Laureana di Borrello invece si tratta del primo scioglimento per infiltrazione mafiosa.

A Bova Marina lo scioglimento di oggi trova origine in un’inchiesta giudiziaria. L’accesso antimafia, infatti, era stato disposto nel gennaio scorso dal Prefetto di Reggio Calabria dopo l’arresto, avvenuto il 7 dicembre 2016, del sindaco Vincenzo Crupi, posto ai domiciliari nell’ambito di una inchiesta della Dda reggina con l’accusa di corruzione in relazione all’appalto per la raccolta dei rifiuti nel suo comune, “controllato”, secondo l’accusa, dalla cosca Iamonte, uno dei gruppi storici della ‘ndrangheta. Crupi si era poi dimesso il 9 dicembre ed il Prefetto aveva sospeso il Consiglio comunale nominando un commissario.