“Le manifestazioni commemorative del 110° anniversario della catastrofe sismica del 1908 possono offrire l’occasione e l’opportunità di conservare e tutelare – accanto ai pochi edifici che hanno resistito alla furia del sisma e di cui sarebbe opportuna una completa catalogazione – anche le ultime baracche esistenti nella nostra città quale memoria e monito, al presente, di una catastrofe da cui Reggio Calabria è rinata sia pure con notevoli sforzi e ritardi”. Lo sostiene Giuseppe Diaco, cultore di storia, collezionista, responsabile dell’Associazione Culturale Anassilaos e promotore della mostra dedicata al terremoto del 28 dicembre tuttora in corso presso la Villetta De Nava della Biblioteca Civica. “E’ noto che all’indomani del sisma – scrive l’associazione – come suole accadere ancora oggi in simili circostanze, in città sorsero ovunque delle costruzioni provvisorie, sia per offrire riparo ai senza tetto che per ospitare gli uffici pubblici che, prefettura in testa, svolsero un ruolo fondamentale nell’organizzazione dei soccorsi prima e, successivamente, nella pianificazione della complessa opera di ricostruzione”. “Di tali edifici-baracche – rileva Diaco – non resta quasi nulla, a parte i due edifici quasi diruti che si trovano a Catona, anche se essi sopravvivono nella toponomastica cittadina (villini svizzeri, villini norvegesi) che ricorda così la solidarietà manifestata dall’Europa e dal mondo verso la popolazione così duramente colpita, con l’eccezione”.
“Senza dubbio – conclude Diaco – a guardare le immagini vi è poco di artistico in queste costruzioni nate da bisogni immediati e concreti, ma a parte la sobria eleganza che esse conservano nonostante gli anni, ci troviamo dinanzi alla testimonianza, forse ultima ed unica, di un momento storico tragico per la città e, in tal senso, andrebbero conservati e restaurati, magari trasformati in un piccolo museo dedicato al sisma“.